Il Fantasy e l’arte di creare mondi


Da un articolo pubblicato su ilmiolibro.it
Avete presente il significato di questa parola? Fantasy. Immagino che ne abbiate qualche idea. Provate a masticarle qualche volta, una, due volte… Lo sentite? Avvertite quel sapore aspro, stucchevole che vi è rimasto in bocca? No? Se vi chiedessi di immaginare un personaggio o un titolo che si avvicina alla parola fantasy, probabilmente mi rispondereste con Gandalf e le lunghe ore passate a guardare il Signore degli Anelli; oppure, se siete davvero profani del genere, vi sarà balzata in testa l’immagine di Harry Potter e quella donna plurimiliardaria che ha avuto il genio di inventarlo.
Ma se vi dicessi di pensare ad altri titoli, come ad esempio Shannara, le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, i cicli di Dragonlance, che cosa replichereste? Probabilmente sareste d’accordo nell’affermare che sono tutte storie per ragazzi… Eppure siete davvero sicuri di poter far leggere ad un bambino il Trono di Spade? Insomma, perché quando ci approcciamo al fantasy abbiamo subito l’idea di un sotto-genere, di una letteratura poco seria adatta al pubblico giovanile? La fantasia è una prerogativa dei bambini? Posso capire la difficoltà nel leggere centinaia di nomi astrusi ed immaginarsi le fattezze di bestie mai viste, ma non per questo ad un adulto dovrebbe risultare impossibile comprendere e apprezzare una storia fantasy.
Per gli addetti ai lavori, questo diffuso scetticismo nei confronti della narrativa fantastica è un tema abbastanza conosciuto, per non dire sofferto tra gli scrittori. Il mio intento non è certo riabilitare il fantasy nel pantheon degli altri generi letterari, consapevole che non c’è alcun bisogno di prendere le difese di uno come Tolkien. Ma nel mio piccolo proverò a raccontare cosa si nasconde dietro ad un romanzo fantasy e quale valore dare alle immagini.
In antichità non sarebbe risultato affatto strano parlare di personaggi o ambientazioni completamente inventate. Non mi sto riferendo al medioevo, da cui gran parte della letteratura fantasy ha sempre attinto e tratto ispirazione – basti pensare al drago di San Giorgio o ai cavalieri del ciclo Carolingio –, ma a quelli che comunemente chiamiamo “miti” e che appartengono alla tradizione filosofica e letteraria greco-romana. Il mito della caverna, le Metamorfosi, l’epica di Omero.
Non è difficile pensare a quale fosse la funzione di tutti questi racconti eroici squisitamente fantastici. Platone condannava il mito perché pur trattando di cose immaginarie, non smetteva di appartenere al mondo delle cose reali. Ma non per questo si preclude l’idea di scrivere il “mito della caverna”, consapevole che nelle immagini si racchiude un potenziale davvero innegabile. Il mito ha la capacità di preparare il lettore o l’ascoltatore al raggiungimento di alcune verità, alle quali la ragione non riesce a pervenire da sola.
Concetti e messaggi profondi spesso non sono descrivibili attraverso termini legati al mondo delle cose reali. La fantasia può essere un ponte per qualcosa di metafisico, un espediente per raccontare l’inspiegabile. Così dietro storie di maghi e bestie sputafuoco si comincia ad intravedere quel di più che non viene percepito tramite un solo livello di lettura.
Personalmente, quando nel mio romanzo, Il cerchio di fuoco, mi soffermo ad analizzare che “cos’è la magia”, non compio un’operazione meramente descrittiva. Dietro alla creazione e alla manipolazione di oggetti reali, si nasconde una filosofia delle sensazioni e dell’appartenenza. Il mago è un essere che percepisce il mondo per quello che è, ne riconosce la struttura, se ne sente parte e opera per modificarlo all’interno di regole ben precise. Senza spiegare quale pensiero sta alla base di queste azioni, tramite l’espediente della magia sono riuscito già a rappresentarlo.
Detto questo, non è un fatto banale dire che il fantasy è un genere prevalentemente per ragazzi. Da adulti abbiamo dimenticato cosa significa davvero immaginare, mentre da scrittori lo riscopriamo ogni volta. Nella fantasia esiste infatti quel fattore veramente magico che semplicemente potremmo chiamare “l’Arte di Creare Mondi”.
Ogni narratore sa bene cosa significa dare vita alla propria immaginazione, che non è altro che riprodurre ciò che al momento non è reale. Nel fantasy questa azione è svolta alla massima potenza. Non c’è limite alla creazione di storie, personaggi, luoghi e regole. Quindi invito chi voglia approcciarsi a questo genere di dare il più completo sfogo alla propria fantasia. Solo in questo modo potrà rendere, nei limiti della scrittura, reale ciò che non potrà mai esserlo. Così facendo potremo dire anche di saper scrivere storie sia per bambini che adulti, e allo stesso tempo arricchirle di profondo significato.


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